Niente case senza le imprese Il binomio inscindibile dell’edilizia
Architetture | In collaborazione con INARCH Lazio
Verso la conferenza urbanistica cittadina
Tre incontri di Inarchlazio con l’Assessore Giovanni Caudo
di Valentina Piscitelli, INARCH Lazio
Al fine di dare un segnale di discontinuità rispetto a quanto avvenuto nell’ultimo quinquennio, il nuovo Assessore alle Politiche di Trasformazione urbana Giovanni Caudo ha deciso di organizzare una Conferenza Urbanistica Cittadina e di affidarne il coordinamento scientifico a Inarchlazio. In preparazione di questo appuntamento sono stati organizzati tre “lunedì dell’architettura” incentrati su alcune tematiche considerate strategiche per il rilancio produttivo e la riqualificazione urbanistica della città.
Rigenerazione versus consumo di suolo
Il primo incontro è stato dedicato alla vision della nuova Amministrazione capitolina, incentrata in primo luogo sull’arresto della previsione di nuovi insediamenti residenziali e commerciali nella campagna ro- mana e sulla rigenerazione degli insediamenti esisten- ti, segnatamente di quelli serviti da una qualche linea su ferro. In questo modo un nuovo ciclo di cura del fer- ro può sposarsi a un rilancio delle aree limitrofe alle stazioni ferroviarie, attraverso la riqualificazione degli insediamenti esistenti ma anche una densificazione degli stessi grazie a nuovi interventi di carattere polifunzionale, capaci di indurre un forte effetto città all’interno di zone che oggi si presentano soprattutto come “quartieri dormitorio”. Una politica di rigenerazione diffusa, dunque, destinata non certo ad arrestare l’attività edilizia ma a orientarla diversamente, come l’Assessore ha voluto garantire agli imprenditori edili presenti, rappresentati sul palco dal presidente dell’ACER Edoardo Bianchi. Una politica che non deve rinunciare all’immaginazione concreta di una nuova stagione di Roma Capitale all’insegna della Green Economy – come ha sottolineato Luca Zevi, presidente di Inarchlazio –, per offrire alle generazioni future una città degna del suo grande passato.
“Per fortuna abbiamo un piano regolatore e vogliamo attuarlo”, ha affermato l’Assessore in apertura del secondo incontro. Dall’attuazione del PRG dipende la qualità della città, della pianificazione dei nuovi insediamenti, della realizzazione delle “opere a scomputo”, degli spazi pubblici dei nuovi quartieri; tutto deve avvenire all’interno delle regole e degli strumenti del Piano, senza continue Varianti. La difficoltà degli imprenditori, espressa dal vice-presidente dell’ACER Tito Muratori, risiede nei tempi burocratici di attuazione e nell’incertezza dei programmi, che spesso cambiano con il variare delle stagioni politiche. La qualità dei singoli piani e dei relativi servizi pubblici, in questo scenario incerto, appare un surplus difficile da perseguire. Le operazioni di trasformazione della città consolidata, annunciate da Caudo, dovranno necessariamente prevedere strumenti di attuazione differenti, per tutti i quali però il ruolo del progetto urbano, e della sua comunicazione all’opinione pubblica, sarà garanzia di qualità e continuità di intenti. In questo senso il procedere a poche trasformazioni esemplari importanti, per invertire la rotta e allargare il metodo a tutta la città, rappresenta la linea più realistica secondo i progettisti intervenuti nel dibattito. La vera difficoltà è trovare un accordo su cosa sia la qualità, su quali siano le invarianti di una trasformazione urbana di qualità. In questo senso si parte da una Babele sciatta e involuta, da una condizione nella quale ognuno parla gelosamente la propria lingua: una bella sfida per la nuova Amministrazione Comunale!
5000 Nuove case (sociali): come, dove e quando?
Il terzo Lunedì dell’Architettura dedicato al confronto con l’Assessore Caudo è stato centrato sulla questione della casa. Se infatti, a partire dal 2007 la crisi economica è esplosa sulla scena internazionale proprio a partire dal settore immobiliare, a Roma la crisi del rapporto tra domanda e offerta abitativa è oggi una vera emergenza sociale. Come chiaramente spiegato nell’intervento dell’Assessore, al raddoppio dei valori immobiliari nel decennio 1997-2006 (a seguito della liberalizzazione dei canoni d’affitto con l’abolizione dell’equo canone nel 1998 e la rimozione di ogni limite di prezzo), ha fatto da contrappunto il cambiamento del mercato del lavoro e la rapida crescita di una fascia grigia di popolazione non così povera da poter richiedere una ‘casa popolare’ né tanto solida da poter accedere a un mutuo o a una casa in affitto sul mercato. Famiglie monoparentali, divorziati, giovani coppie, lavoratori precari, studenti fuori sede e immigrati costituiscono il nuovo nucleo della domanda abitativa, per la quale però non esiste un’offerta. Quello che serve, sostiene l’Assessore, è un nuovo grande patto tra le forze politiche. Ma se nel corso del Novecento le forze sociali dietro questo patto erano i sindacati e le grandi aziende, chi sono oggi i soggetti del patto? Lasciando in sospeso questa domanda, l’Assessore ha però proposto una strategia pratica e ardita per raggiungere l’obbiettivo e dar vita a nuovi interventi di edilizia a basso costo: bypassare il problema del costo delle aree attraverso un’equiparazione degli alloggi sociali ai servizi e, di conseguenza, utilizzare alcune aree destinate a standard per la costruzione di nuove case economiche. E non soltanto nei quartieri pubblici, ma anche all’interno dei piani di iniziativa privata, nei quali si potrebbe chiedere ai costruttori la realizzazione di alloggi sociali al posto di altri servizi previsti.